Il Covid-19 ha avuto un forte impatto sulla nostra società ed economia mondiale con inevitabili e importanti cambiamenti anche nel mondo del lavoro.
“È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie......scriveva Albert Einstein“ ed infatti è proprio con le innovazioni, i progetti e le nuove soluzioni che durante la pandemia hanno reagito i nostri imprenditori!
Sicuramente lo smart working fa parte di questa trasformazione che c’è stata e che c’è tutt’ora.
Il sole 24 ore pubblica un’interessante analisi-riflessione di Elena D’Acunto e Federico Pozzi (Orizzonti Politici) nella quale si mette in evidenza come già “Prima del Coronavirus lo smart working coinvolgeva 570 mila lavoratori, con un incremento del
20 % tra il 2018 e il 2019.”.
Si legge come lo smart working ha permesso, almeno parzialmente, la continuità lavorativa per tutte le mansioni che lo hanno consentito, ma soprattutto come lo stesso porti con sé l’esigenza di ripensare al futuro dando spazio al lavoro agile perché “L’aumento
della flessibilità potrebbe essere una buona notizia.”
Ed infatti, c’è sicuramente un impatto positivo sulla parità di genere e fertilità, che rappresentano ancora grandi problemi in Italia, in quanto questa modalità di lavoro consente di “bilanciare lavoro e famiglia”, ma poi lo smart working porta benefici
non solo al lavoratore, ma anche al datore di lavoro con un importante e positivo impatto sulla produttività.
Molto interessante la riflessione finale, dove si mette in risalto il fatto che, come dice il detto, “non è tutto oro ciò che luccica” e quindi qualche conseguenza negativa si manifesta, ma l’importante è saper trovare il giusto equilibrio e adoperare
le giuste accortezze.
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