L’articolo a firma della giornalista valentina Iorio è molto interessante perché mette in primo piano come la pandemia costituisca un effetto acceleratore del cambiamento, ma con velocità diverse perché il Covid ha compito in modo differente i Paesi,
che comunque rispondono alla crisi in modi differenti.
“Il vaccino aprirà la strada alla ripresa, che in alcuni casi potrebbe essere persino più forte che nel periodo pre-Covid. Tuttavia, alcune trasformazioni, dallo smart working all’aumento dell’automazione, sono destinate a durare nel tempo. Le disuguaglianze,
acuite dalla pandemia, diventeranno più evidenti nel lungo periodo. Inoltre, c’è il rischio che la politica monetaria espansiva, indispensabile per superare la crisi, favorisca la sopravvivenza di imprese zombie. «Bisogna sostenere i lavoratori ma
non si possono sostenere tutte le imprese - dice in proposito Elena Carletti, professoressa ordinaria di finanza all'Università Bocconi-. È proprio un cambio epocale di natura imprenditoriale quello che si dovrà fare».”
Interessante è la riflessione su come la pandemia ha stravolto l’economia, ma non interessando tutti i settori allo stesso modo, pensiamo al turismo, all’intrattenimento, all’abbigliamento e a molto altro.
Ecco che si portano due scenari possibili: uno “moderato” e uno più forte e duraturo rispetto ai quali l’aumento dello smart working diventerebbe la causa trainante del cambiamento.
Infatti, alcune aziende iniziano a vedere il lavoro agile come un cambiamento strutturale, almeno per una parte dei loro dipendenti.
Nel mercato del lavoro la pandemia ha acuito la frattura tra insider e outsider. «Lavorando in smart working chi aveva già un network ben delineato è stato avvantaggiato. Se io sono una persona giovane che non ha molti contatti o sono una start up che
sta cercando di sviluppare un’idea è chiaro che sono tagliato fuori», spiega il professor Galasso. In questa polarizzazione gli outsider tendono a corrispondere a persone giovani, di sesso femminile e con contratti di lavoro atipici, mentre gli insider
sono spesso uomini, adulti e con situazioni contrattuali stabili. «Chi è entrato nel mercato del lavoro durante la pandemia - aggiunge - soffrirà anche in futuro della mancanza di questi contatti e questo vale anche per la nascita di nuove imprese.
In questo i giovani sono stati molto penalizzati».
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